Michele Rigoni
direttore creativo, regista e forse un po’ artista.
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Nuove Storie, alcune con poesia.
Per le mie composizioni utilizzo sempre solo due soggetti, uno per il fondo e l’altro per il primo piano.
Una cartolina per lo sfondo e una foto per il primo piano: ambedue “hanno viaggiato”, che significa che la loro dimensione temporale è reale, provengono dal passato e vengono unite per creare nuove dimensioni e Nuove Storie.
Lo sfondo è una cartolina che è già una storia, è stata scelta per comunicare un momento, una sensazione che la persona o le persone volevano trasmettere ad un proprio caro o ad una persona “di riguardo”.
La scelta non sappiamo come sia avvenuta, forse solo per motivi estetici oppure simbolici ma di fatto rappresenta un gesto intimo come tendenzialmente intime, o comunque personali, sono le parole scritte, i saluti o le frasi complete che io riporto, quando possibile, fedelmente nel retro del “quadro”.
La foto in primo piano rappresenta sempre una persona o più persone, in situazioni che nascono come testimonianza di un momento personale, una scena di vita, un ricordo… filtrato dall’occhio del fotografo che le ha scattate, generalmente una persona intimamente legata al soggetto; di conseguenza estrapolarle dal loro contesto significa “privarle” della loro storia per poterle inserire in una Nuova Storia.
L’unione delle due immagini non può che creare una Nuova Storia che richiama significati diversi e che indica nuove sensazioni, mischiando situazioni e spazi.
Nuove Storie perché, come in una dimensione realmente analogica, le immagini perdono loro caratteristica principale per guadagnarne una nuova, frutto dell’unione di due soggetti… come accade nella vita reale.
Per aumentare lo spaesamento e la costruzione della Nuova Storia intervengo aprendo e allargando i confini, negando lo spazio chiuso e indicando possibili aperture, inserendo pellicole colorate quando servono.
È in questo preciso momento che scelgo il nome dell’opera. Non prima, non dopo. È l’immagine stessa che mi suggerisce il suo titolo.
Non c’è nessun intervento successivo, digitale o analogico, per arricchire la Nuova Storia.
Tutto è il frutto di un’emozione e una visione immediata: cerco, scelgo, immagino, taglio, incollo, disegno e poi inserisco una linea o un oggetto che appartiene alle foto che incollo nella composizione; alcune volte per rafforzare l’apertura, altre per rendere la composizione più equilibrata, altre semplicemente perché mi piace farlo.
Su questa “linea” inserisco alcuni colori, sempre quelli, quasi un richiamo al mondo da cui provengo, che è fatto di stimoli e colori continui che, in questa fase, voglio solamente indicare.
Non è vintage, non è pop… è qualcosa d’altro, è un frame di un film che non verrà mai prodotto ma che viene visto.
Alcune volte Patrizia scrive delle poesie, le scrive “di getto” perché questa è la mia richiesta: nulla deve essere ripensato, la Nuova Storia deve trasmettere emozioni subito e lei deve scrivere quello che sente guardandola, nasce così la “nuova storia con poesia”.
Non è una descrizione dell’immagine, sarebbe facile, è una nuova emozione, condivisibile o meno, che apre ulteriormente alla riflessione, le immagini che nascono sono il mio modo di comunicare delle sensazioni intime.
Alcune volte le immagini sembrano semplici, altre volte complesse e ricche di significati che sorprendono.
Così che quando le ri-guardo capisco che sono piccole forme d’arte.
La mia.